L´importanza del metodo nella risoluzione dei problemi
- AirQ

- 3 ott
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Nel marzo 2025 il Comune di Brescia ha avviato il “Piano Aria e Clima (PAC)” con una serie di incontri.
Gli eventi erano pensati principalmente per essere svolti in presenza e ottenere informazioni per partecipare da remoto non è stato semplice. Reperire i dettagli dall’estero tramite i siti ufficiali è stato complicato. Ad oggi, ottobre 2025, l’accesso a tali siti dall’estero non è ancora possibile. Alla fine, in un modo o nell’altro, la situazione si è risolta e AirQ è riuscita a partecipare con successo alla sessione del 27 marzo. Questo post condivide alcune considerazioni generali e di alto livello rilevanti per AirQ, a seguito del report diffuso dopo il primo ciclo di incontri.
Prima di proseguire, è utile una riflessione collegata al titolo del post.
In molti, se non tutti, i contesti l’energia è limitata. Un’elevata focalizzazione può portare efficienza e forse una certa dose di pragmatismo, ma questo avviene a scapito della distribuzione dell’energia in direzioni differenti. Non si vuole proporre una dicotomia, solo osservare che in alcuni casi un approccio generalista può risultare vantaggioso. Ciò è particolarmente vero quando si interagisce con l’ambiente. Un approccio iterativo, per passi successivi, non è necessariamente in contraddizione con uno generalista: percepisco qualcosa, valuto la situazione entro certi limiti e decido quale passo compiere. Si può citare l’OODA loop come riferimento, ma esistono evoluzioni. Inoltre, “generalista”, come qui inteso, non è in opposizione a “personalizzabile”, poiché i due termini possono riferirsi a concetti diversi. Tutto questo potrebbe essere approfondito e studiato ulteriormente. Un’osservazione di valore, tuttavia, è che la decisione se agire o meno è profondamente radicata nella motivazione e nelle ragioni dell’essere e del fare.
Tornando al tema centrale del post, segue un elenco di spunti interessanti emersi dal report del PAC, con alcuni commenti:
Si percepisce chiaramente una maggiore attenzione all’approccio, ma si dice poco su un’area importante: digitalizzazione e tecnologia. Questa prospettiva va vista con una sfumatura. È essenziale non affrontare problemi sociali e ambientali come se fossero puramente tecnici; tuttavia la tecnologia è uno strumento di supporto estremamente importante. Nel report compaiono riferimenti sporadici a strumenti digitali (si veda un punto sottostante), ma andrebbe sottolineato con più forza che aspetti come il monitoraggio o le valutazioni quantitative degli effetti delle azioni devono essere considerati, forse soprattutto, dal punto di vista digitale e tecnologico.
Senza entrare troppo nel dettaglio in questa fase, è molto positivo vedere riferimenti alla “messa a sistema” e alla visione delle "città non come sistemi chiusi ma complessi". D’altra parte questo richiede cautela: conoscenze profonde e discussioni trasparenti su processi e metodi sono fattori chiave.
Sulla creazione di “scenari predittivi”: i Sistemi Adattivi Complessi (SAC) non possono essere previsti a causa dell’emergenza e della continua novità. Il problema non è metodologico in sé (ad es. “il continuo cambiare delle metodologie per la stima delle emissioni”), bensì ontologico: la prevedibilità è difficile per il numero di interazioni tra le componenti del SAC, e questo genera emergenza. Questo è cruciale quando si parla di complessità e sistemi non lineari.
“È emersa anche l’esigenza di adottare il paradigma della complessità come metodologia di lavoro: ovvero non scomporre in modo analitico i problemi ma mettere in relazione le loro componenti. Si osserva che occorrono strumenti e modelli diversi da quelli abituali per accettare di assumere un atteggiamento capace di convivere con scenari di maggiore incertezza.” Sono punti importanti, che richiedono estrema prudenza. Non c’è necessariamente qualcosa di intrinsecamente errato negli approcci riduzionisti. Approcci informati dalla complessità devono comunque essere analiticamente rigorosi. Per esperienza, sembra poco probabile che questa necessità sia emersa così articolata; il rischio è di perdere il legame con l’autenticità dell’esperienza degli incontri nel tentativo di codificarne un risultato.
Un concetto chiave, tratto dal report con gli attori economici: “Necessità di adottare un approccio sistemico e integrato al tema della qualità dell’aria e alle sue ricadute sulla salute pubblica, come indicato dagli esperti dell’Università e dai membri dell’Ordine dei Medici di Brescia. È stato sottolineato che è fondamentale individuare indicatori e parametri misurabili per valutare con efficacia l’impatto delle politiche di contrasto all’inquinamento sulla salute della popolazione residente. In questo contesto, è stato citato lo Zero Pollution Action Plan dell’Unione Europea, che per la prima volta introduce un obiettivo sanitario quantitativo chiaro: ridurre del 55% le morti premature legate all’inquinamento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.”
Dalla sezione del report con le associazioni del terzo settore: “Creazione di app per informare i cittadini sui livelli di PM10 in tempo reale, supportando scelte di mobilità più sostenibili e per aiutare le persone a compiere le proprie scelte quotidiane e preservare la propria salute.” Questo è estremamente importante e qui, come indicato nel primo punto, è essenziale porre più attenzione a temi come digitalizzazione e tecnologia.
Riguardo salute ed educazione, dal report: “Qualcuno ritiene necessario rendere visibile e comprensibile ai cittadini l’impatto negativo dell’inquinamento sulla salute delle persone (oltre che degli ecosistemi e delle matrici ambientali) – come, ad esempio, la perdita stimata di mesi di vita nella Pianura Padana – per dare una visione precisa delle relazioni causa-effetto tra le nostre azioni e i rischi che corriamo, e favorire una presa di coscienza più profonda. È stato messo l’accento anche sulla centralità dell’approccio partecipativo e di sensibilizzazione della comunità, per sostenere parallelamente il cambiamento dei comportamenti individuali e degli stili di vita, promuovendo la collaborazione di tutti nella lotta all’inquinamento, a partire da cittadini e aziende. È stato fatto l’esempio della riduzione dell’uso dei caminetti e del cambiamento delle abitudini di mobilità, affermando che è necessario chiedersi quali norme possono aiutare a innescare comportamenti virtuosi in questi ambiti, che sono fra i più impattanti sulla qualità dell’aria.” Anche questo è un punto estremamente importante, ma richiede nuovamente cautela. I Sistemi Adattivi Complessi sono non lineari e le relazioni causali potrebbero non essere nemmeno visibili. Gli approcci partecipativi hanno certamente valore, ma richiedono un elevato grado di coinvolgimento e apertura da parte di tutti i partecipanti. Fare leva sulle norme per indurre cambiamenti comportamentali potrebbe essere un'arma a doppio taglio e sembra anche porre eccessivamente l’attenzione sul comportamento delle persone quando si tratta di qualità dell’aria, e questo potrebbe non essere il caso.
Approfondire i punti espressi sopra è di per sé un processo complesso, ma costituisce sicuramente un punto di partenza.
Una riflessione conclusiva sui piani che hanno un lungo orizzonte temporale: è importante ricordare che il valore può solo essere assunto finché non viene effettivamente rilasciato, e l’unico vero test è quando il valore viene consegnato agli stakeholder. Sembra che questo richieda quella che si potrebbe definire una misurazione costante del valore.

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